L'immagine sbiadita di una città sbiadita dove, malgrado tutto, c'è ancora chi lotta per essere un'anima viva.

giovedì 26 novembre 2009

Articolo pubblicato su www.siciliainformazioni.com 24/11/2009 Provocazione dell'associazione Libera. All'asta i beni confiscati alla mafia

“Lo Stato si arrende di fronte alle difficoltà del riutilizzo sociale dei beni confiscati alla mafia. Si vendono immobili ancora occupati o gravati da ipoteche”. Così il “banditore” Enrico Fontana, consigliere della Regione Lazio, ha dato inizio all’asta simbolica organizzata dall’associazione “Libera” nella “Bottega della legalità Pio La Torre”, a Roma. Un’iniziativa provocatoria per chiedere al Governo e al Parlamento di ripensarci e di ritirare l’emendamento della Finanziaria, approvato in Senato il 13 novembre, che autorizza la vendita dei beni confiscati. Entro 90 giorni, massimo sei mesi, se non si riesce a trovare una destinazione sociale, gli immobili saranno soggetti alla vendita e il ricavato andrà per metà al Ministero dell’Interno e per metà a quello della Giustizia.

Quindici i beni messi all’asta, selezionati tra gli oltre 3000 che rischiano la vendita. Cinque di questi si trovano nella provincia di Palermo. Appartenevano a Leoluca Bagarella, Vito Ciancimino, Salvatore Lo Piccolo, Giovanni Brusca e Angelino Siino. Attualmente sono occupati e gravati da ipoteca. Per tale ragione non possono essere destinati al riutilizzo sociale, secondo quanto previsto della legge 109 del ’96 promossa dall’associazione “Libera”. Risuonano di rabbia le parole pronunciate oggi da Don Luigi Ciotti, il prete che con centinaia di giovani lavora sui terreni confiscati: “Il vero provvedimento utile sarebbe trovare il modo per restituire quei beni ai cittadini. In caso contrario - continua il sacerdote antimafia - attraverso stratagemmi e opere di ingegneria contabile tornerebbero agli stessi boss che da tempo chiedono di vendere i beni, perché loro hanno i soldi per ricomprarli”.

Tanti erano i partecipanti alla simulazione dell’asta. Persone che con le loro storie, con le loro facce, con i loro nomi evocano la resistenza di chi alla mafia ha detto no. Uno su tutti, Franco La Torre, figlio di Pio La Torre, che nel 1982 pagò con la sua stessa vita l’intuizione che solo bloccando e confiscando i beni riconducibili ad attività illecite si può indebolire la mafia.

Mentre nel Parlamento Europeo il 7 maggio scorso è stata approvata la legge sul riutilizzo dei beni, l’Italia fa un passo indietro e ne propone la vendita. Per questo, domenica 28, nelle piazze italiane saranno attaccati cartelli con su scritto: “Questo è un BENE. Non è in vendita”

venerdì 23 ottobre 2009

Una querela in meno e più sicurezza

Ci sono persone delle quali non dubiterei mai. E c’è gente che considero poco credibile.
Le persone come Enrico Di Giacomo, photoreporter di Messina, autore dello scatto pubblicato martedì scorso su Il Fatto Quotidiano e minacciato di querela dal Presidente della Regione, rappresentano il meglio di cui Messina dispone, sia dal punto di vista professionale sia da quello umano. E’ preoccupante e disgustoso il comportamento di certi politici che, per il ruolo che ricoprono, provano a intimidire con menzogne chi, al contrario loro, agisce con onestà intellettuale. È altrettanto preoccupante che la foto sia stata pubblicata solo da un quotidiano nazionale e invece non ci sia traccia su quello cittadino e su quelli regionali.
Lo scatto che ritrae il Governatore, Raffaele Lombardo, e il Sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca, sorridenti sulle macerie di Giampilieri, secondo il Presidente della Regione, sarebbe “frutto di un fotomontaggio”. Questa accusa è una calunnia altamente diffamante. Essendo Enrico, non solo un professionista, ma prima di tutto una persona onesta, non ha nulla da temere e infatti ha già annunciato che anticiperà i tempi: “Sarò io a consegnare all’Autorità giudiziaria, insieme alla querela per diffamazione per le affermazioni sul preteso fotomontaggio, il documento originale e chiederò espressamente che venga disposto l’accertamento tecnico sulla genuinità dell’immagine”. Chi lo conosce, anche poco come me, non ha il minimo dubbio a pensare che la Giustizia gli darà ragione.
Da qualche mese chi amministra preferisce ricorrere, in mancanza di progetti concreti e di fatti da dimostrare, al “mezzuccio” della querela in difesa dell’onore e di una presunta dignità violata. Chi amministra querela e non risponde ai cittadini. Querela e non dimostra il contrario di ciò che è stato detto. Insieme alla città si vuol far finire nel fango anche la libertà di stampa. L’onore di Messina si difende garantendo i diritti fondamentali degli uomini. Primi fra tutti, la sicurezza e il diritto ad essere informati. Diffama Messina chi non sa proteggerla e tutelarla, non chi denuncia l’incapacità degli amministratori.
Sei mesi fa, il Sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca, ha annunciato la querela, notificata il mese scorso, al giornalista Antonello Caporale che aveva definito le città dello Stretto due cloache. Tre settimane fa è crollata la montagna di Giampilieri causando la morte di 36 persone. Basterebbe questo, in sede di giudizio, a dimostrare la validità della frase pronunciata dal giornalista di Repubblica, che chiedendo scusa ai cittadini, ha chiarito che non si riferiva a loro ma a chi li amministra.
Querelare è un modo vigliacco per aggirare il problema. Per sembrare forti, quando forti non si è. Per comunicare un senso di potenza che andrà in frantumi come le montagne di Giampilieri. Per alimentare la politica delle parole vuote a scapito dei fatti concreti.Buzzanca, convinto di vincere in Tribunale, pensa forse che, grazie alle querele, riuscirà a risanare le casse del Comune. Ignora il fatto che si spenderanno altri soldi inutilmente perché si tratta di cause perse in partenza. Così, senza esclusione di colpi, ha querelato anche il deputato Carmelo Briguglio, suo collega di partito, e tutti coloro “che – si legge nel comunicato – hanno contribuito a ledere l’immagine di Messina”. Dare un giudizio politico, come ha fatto, nei giorni scorsi, il vice capogruppo del Pdl alla Camera, Carmelo Briguglio, non significa offendere la città, significa richiamare alle responsabilità. Responsabilità a carico di “amministratori locali incapaci – ha affermato il deputato - di dare sicurezza alla popolazione negando piani di protezione civile efficaci, non approntando in passato piani di evacuazione la cui assenza ha certamente alimentato gli esiti devastanti”.
Se gli amministratori locali avessero carattere risponderebbero, alla foto e alle accuse, con la dialettica politica e con i fatti. Non saranno le querele e le carte a restituire dignità all’immagine di Messina.

sabato 17 ottobre 2009

"La legge colpisce a piacere". E' più giusto fare lo skipper del Sindaco che esprimere la propria opinione.

Franco Alioto, dipendente comunale di Palermo per ventuno giorni non si è presentato a lavoro. Doveva fare lo skipper sullo yacht del Sindaco. Pena: sospensione per tre giorni.

Giovanni Tornesi, dipendente della Regione, Commissario del Corpo Forestale, scrive su una testata on-line. Pena: sospensione per tre mesi con privazione della retribuzione.

“La legge è molto distratta e assai tollerante, ma quando si sveglia colpisce a piacere” diceva Gaber.

Chi diserta il luogo di lavoro, per stare su una barca nel mese di settembre, viene premiato. Chi invece serve lo Stato, con dedizione e costanza, prendendo a cuore il lavoro ed esprimendo le proprie idee, per amore della giustizia, su una testata di “informazione on-line per il corpo forestale”, organo non ufficiale, dal quale non percepisce stipendio, viene punito. Ed è il caso di Giovanni Tornesi, direttore del sito www.pinus1.it .

La vicenda inizia quando il Presidente della Regione Lombardo nomina Pietro Tolomeo comandante del Corpo Forestale. La testata esprime una critica nei confronti di questa decisione. Si legge in un pezzo pubblicato l’11 febbraio 2009: “Fermo restando il rispetto per le persone, riteniamo Tolomeo inopportuno”. A conferma di quanto detto, il 3 marzo 2009, sul quotidiano La Repubblica esce un articolo dal titolo: “Il direttore con poteri di polizia nel curriculum anche assegni a vuoto”. L’attacco: “Una "fedina" lunga due pagine: tutti procedimenti archiviati o reati depenalizzati, sottolinea lui. Ma l'elenco dei guai con la giustizia del dirigente generale Pietro Tolomeo è già un documento cult nelle mani dei sindacati.” Il sito Pinus1 si limita a pubblicare la copia dell’articolo senza alcun commento.

Il diritto di critica e di libertà di espressione anche per i pubblici dipendenti, come prevede il decreto legislativo 165/2001, non rientrano tra le conoscenze del Comandante Tolomeo che ha intrapreso un’azione contro il Commissario Tornesi. Il 10 settembre scorso lo stesso Comandante ha firmato infatti la sanzione disciplinare con sospensione dal servizio con privazione della retribuzione per mesi 3 a carico di Giovanni Tornesi. La motivazione è la mancanza di autorizzazione per la collaborazione con la testata on-line Pinus. Testata che però, è il caso di ripeterlo, non è un organo ufficiale, ma un sito di “informazione per il corpo forestale” come si può leggere sulla home page e come è più volte specificato all’interno degli articoli.

Se la legge applicata dal comandante della Forestale “è molto distratta”, adesso si aspetta la decisone del tribunale, con la speranza, ma anche con la consapevolezza, che l’articolo 21 della Costituzione, “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, ripagherà l’onestà del Commissario della Guardia Forestale Giovanni Tornesi.

venerdì 16 ottobre 2009

Tragedia evitabile? Allora mai più. Però ci vuole una Messina nuova.

Credo di conoscere il mestiere dei giornali e so che Giampilieri e le questioni sollevate dalla tragedia spariranno dalle pagine prima che il dolore lasci spazio alla ricostruzione. 
So che non dipende dalla volontà o sensibilità dei direttori o dei cronisti: è la vita stessa che va avanti, che produce altri fatti, altre notizie, che solleva nuove questioni.
Sono certo che, come avvenuto per L’Aquila, non verrà meno l’impegno del presidente Berlusconi per la consegna di nuove case a chi le ha perdute a causa dell’alluvione. E sono convinto che il presidente Lombardo farà la sua parte. Temo però, come peraltro il capo della protezione civile Bertolaso, che l’agenda dei governi, nazionale, regionale e cittadino, di oggi e di domani, di destra o sinistra, allertata da 35 morti, dopo la soluzione dei gravi problemi per la popolazione direttamente colpita lo scorso due ottobre, vedrà le proprie priorità nuovamente modificate. 
Verranno risolte le emergenze relative gli sfollati, non la grande questione aperta drammaticamente dall’alluvione; cioè la nascita di una nuova cultura di tutela del territorio, di rispetto per l’ambiente, di piani regolatori sostenibili, di cura delle campagne, di sistemi di prevenzione, di realizzazione di piani di protezione civile che, come invocato dall’arcivescovo di Messina nel corso dell’omelia funebre per le vittime di Giampilieri e Scaletta, non siano di carta, ma opere concrete.
So bene che mettere riparo oggi ai dissesti causati da mezzo secolo di cattiva gestione è possibile farlo solo a un prezzo insostenibile per le attuali casse dello Stato. Ma da qualche parte bisognerà pur cominciare. 
Nel 2005, in vista del centenario del terremoto del 1908, ebbi modo di lanciare un’idea che diventò anche programma elettorale per una piccola associazione. Allora destò interesse ma, al termine della campagna di caccia al voto, come spesso accade per cose utili ma che costano tanta fatica, evaporò con la proclamazione del sindaco eletto. Desidero, se vorrete fornirmi questa opportunità, riproporla.
Credo che Messina, città del terremoto e oggi purtroppo anche città dell’alluvione, del disastro idrogeologico, possa aspirare, e in un certo senso abbia il dovere di diventare avamposto della ricerca scientifica in materie che riguardano lo studio dei fenomeni atmosferici, del terreno, del sottosuolo. 
Le premesse ci sono tutte: a Messina c’è un’università che potrebbe coinvolgere nell’iniziativa le sue eccellenze in materia trovando così una strada di rilancio; 
c’è la Fondazione Bonino Pulejo, che non ha mai fatto mancare, come nel caso del sostegno alle famiglie colpite dall’alluvione e di ogni meritevole iniziativa culturale, il proprio contributo; 
ci sono le location adatte: la facoltà di Ingegneria, i forti recuperati, ma anche le costruzioni abbandonate sui Colli, l’ex Hotel Riviera, l’ex Ospedale Margherita, il mai inaugurato Palazzo della Cultura. Basta scegliere bene. 
C’è in gioco la realizzazione del Ponte sullo Stretto, che anche per questa iniziativa potrebbe rappresentate un’opportunità.
I presupposti insomma ci sono; quello che manca potrebbe essere reperito con la richiesta di finanziamenti, e in materia tutti i governi verrebbero messi alla prova. 
La forma giuridica, associazione, fondazione, dipartimento universitario, provinciale o comunale, la lascio ai tecnici del settore. 
Penso a una struttura, un vero e proprio “polo” della ricerca e della tecnologia, per lo studio di piani di prevenzione e costruzione nelle aree ad altissimo rischio, che sappia coniugare il rigore della scienza a una grande opportunità di crescita generale per la città. Un centro di eccellenza dove studiare e elaborare piani buoni per ogni parte zona del nostro Pianeta, sempre più indecifrabile nelle sue evoluzioni climatiche e nella consistenza del suo terreno. La realizzazione di un luogo dove Messina possa produrre ricerche, sviluppare idee, darsi un senso e un prestigio perduto e coltivare l’ambizione di un domani diverso dalle attuali catalogazioni che la vedono periferica e ultima, senza più niente da dare e da dire. 
So che la strada è in salita. Ma a rinunciare ci hanno già pensato quelli prima di noi. Con i devastanti risultati che oggi abbiamo sotto gli occhi. 
Cordiali saluti
Fabio Mazzeo

mercoledì 14 ottobre 2009

MESSINA VERSO L’ APERTURA DEI CANTIERI DEL PONTE. SEMBREREBBE RIDICOLO MA INVECE E’ COSI’.

Berlusconi e Matteoli continuano a ribadire che la data d’inizio dei lavori del Ponte sullo Stretto di Messina non viene messa in discussione e sarà nel Dicembre del 2010.
E’ evidente l’estremo imbarazzo del Sindaco e della sua Giunta di fronte a queste recenti dichiarazioni. Nessuna risposta è stata data, nessuno dei nostri amministratori si è permesso di dire che Messina non è pronta e che forse il capitolo ponte e la fase di cantierizzazione dovrebbero essere rimandati.
Vari sono gli aspetti e le problematiche che avrebbero dovuto segnalare al governo i nostri amministratori locali, invece siamo di fronte all’ ennesima dimostrazione della loro inadeguatezza e totale irresponsabilità politica.
Cito alcuni esempi per i quali ritengo un atto di totale ingenuità il dichiarare di far cominciare i lavori del Ponte già dal prossimo anno.

1. Mentre parlano di apertura dei cantieri del Ponte, a Giampilieri, Altolia, Molino, Briga Marina, Briga Superiore, Ponte Schiavo, si continua a scavare e forse dovranno evacuare anche altre persone. Non si è ancora deciso quale strategia mettere in campo per affrontare il problema degli sfollati e di come fare per restituirgli la quotidianità: se intervenire con la messa in sicurezza dei loro paesi o costruire nuove case altrove. E dove non si sa, perché in questa città non ci sono più spazi.

2. Non si ha ancora un quadro preciso sulla situazione degli altri villaggi in prossimità di torrenti e colline soggette a dissesto, i quali rischiano un disastro simile a quello di Giampilieri.
Inoltre non si è mai intervenuti sulla situazione critica di alcune frazioni che ogni anno vengono isolate per frane. Per citare qualche esempio, la strada che va da Bordonaro a Cumia Superiore viene interrotta quasi ad ogni maltempo, costringendo gli abitanti dei villaggi a percorrere la strada del torrente che, oltre ad essere dissestata, quando cala il buio diventa luogo di scippi e aggressioni ai danni degli abitanti dei villaggi. Ma questo è il gioco e il balletto delle responsabilità. Dopo quasi due settimane dal disastro di Giampilieri, non è stata data una risposta precisa sul perché dei ritardi dei lavori di messa in sicurezza della montagna.

3. Messina scarseggia di strade alternative alle vie principali: un’ interruzione di una strada principale della zona sud o della zona nord produce un effetto a catena sul traffico di tutta la città. Se poi aggiungiamo il fatto che non esistono corsie per i mezzi di soccorso, il tutto diventa ancora più problematico. Una situazione di emergenza può trasformarsi immediatamente in una tragedia.
In alcuni rioni della zona sud come ad esempio Contesse, il movimento di carico e scarico merci delle diverse attività commerciali, ogni giorno blocca il traffico di tutto il villaggio, a volte non lasciando spazio neanche al semplice passaggio pedonale.

4. Un altro punto è che non si ha soprattutto, e lo si è visto nel caso specifico di Giampilieri, una classe dirigente capace di poter gestire la fase dei lavori di costruzione dell’ opera.

E’ evidente che qui non si sta facendo nessuna previsione da veggente o che derivi dalla contrarietà assoluta all’ opera del Ponte, ma si sta soltanto facendo una valutazione oggettiva della reale e attuale situazione della città.
Quindi basta con queste affermazioni e conclusioni frutto soltanto di assoluta idiozia, Messina non sarebbe in grado di sostenere anni di cantierizzazione per la realizzazione del Ponte, allo stato attuale provocherebbero effetti e conseguenze disastrose per la vivibilità della nostra città.
Per questi e altri aspetti che potrei citare, mi chiedo come ancora si possa parlare di inizio dei lavori di costruzione del Ponte addirittura a partire dal prossimo anno.
Messina deve puntare ad aprire e gestire altri cantieri, quello del Ponte deve assolutamente e necessariamente essere rimandato.

mercoledì 7 ottobre 2009

Messina: Lutto Nazionale ma l'assessore ha festeggiato i 40 anni.

Lutto nazionale, funerali di Stato, bandiere a mezz’asta sugli edifici pubblici di tutta Italia, minuto di silenzio sui campi di calcio, la squadra nazionale col lutto al braccio, telecamere e riflettori accesi su Messina. Tutte cose giuste per rendere onore alle vittime di una catastrofe annunciata affinché queste non siano morte invano.

E così sabato 10 gli italiani si fermeranno a pensare ai fratelli di Messina. Ma domenica 4, due giorni dopo la strage, l’Assessore di Messina all’arredo urbano e all’ambiente, Elvira Amata, ha festeggiato i suoi 40 anni. Tutta l’Italia si fermerà in segno di lutto, invece un amministratore della città ha ritenuto opportuno stappare lo spumante in un locale a 500 metri dagli sfollati quando ancora si cercavano le salme.

I nostri concittadini morti non sono figli di un Dio minore, “non sono morti di serie B”, espressione proposta da Antonclaudio Pepe, giornalista di Messina, e ripresa anche dai quotidiani nazionali. Lo sanno i parenti che piangono i loro cari. Lo sanno gli ex abitanti di Giampilieri, Scaletta, Altolia, Molino, Briga che nei prossimi giorni torneranno lì, dove c’erano le loro case, a cercare qualche ricordo da conservare. Troveranno scarpe e vestiti, giocattoli e pentole che raccontano le vite delle loro famiglie soffocate dal fango. Lo sanno gli uomini della protezione civile e dei vigili del fuoco che hanno scavato sperando di dare respiro ancora a qualche corpo. Lo sanno i giornalisti di Messina che, per vocazione, sono stati testimoni e cronisti di una tragedia. Tragedia che qualcuno aveva anche preannunciato e ora non si dà pace perché i responsabili devono pagare. Lo sanno i volontari che, mentre regalano un sorriso agli sfollati, portano cibo e vestiti. Lo sa il Segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, che ha detto "se i morti di Messina sono di serie B è perchè c'è una classe politica di serei B".

Gli amministratori di Messina non sanno che i nostri non sono morti di serie B. Chi sono i principali responsabili del disastro di Messina? E’ vero, non è solo la classe dirigente. Non sono solo i politici che hanno amministrato e che amministrano la città. Ma loro sono responsabili più degli altri e hanno nomi e cognomi, come faceva notare Dario Morelli dai microfoni di RadioStreet. Queste persone, che hanno nomi e cognomi, si ritengono assolte se hanno la forza e il coraggio di festeggiare i 40 anni. Tappa importante, per carità, ma 35 persone, tra due mesi, non festeggeranno il Natale grazie all’incuria e all’indifferenza di chi li amministra da 15 anni. Personaggi che non solo non valgono nulla come politici ma non valgono neanche come persone. Ed è ancora più grave. Chi non ha sensibilità, nonostante sia assessore all’ambiente, non potrà mai capire i problemi delle persone, non si preoccuperà mai del possibile crollo di una montagna o di una valanga che potrebbe travolgere interi centri abitati. Tutti lo sapevano ma nessuno ha fatto nulla. E non verrà fatto nulla da persone che hanno chiesto il lutto nazionale ma non si sono sentite in lutto quando ancora si stavano cercando i morti.

martedì 6 ottobre 2009

Nubifragio a Messina: cronaca di una tragedia annunciata

Ho visto la mia città disperarsi e piangere. Adesso tutti noi messinesi siamo davvero preoccupati.
Oggi si deve pensare più che mai alla nostra terra, alle nostre vittime, alla nostra gente che ha dovuto lasciare le proprie case e che adesso chiede aiuto a tutta la comunità.
Regnano ora il terrore, l’amarezza e la sensazione di abbandono. Ci si sente senza via d’ uscita, come se quel fango che non dà tregua fosse il concretizzarsi delle paure che attraversano la mente di tutti i messinesi, i quali da molti anni non trovano più un senso alla loro vita qui a Messina.

Oggi ci troviamo ancora più disorientati: anche la speranza di poter ricostruire un futuro migliore in questa città ci sembra ancora più lontana.

Giampilieri non esiste più e come questa frazione tante altre rischiano di scomparire se non si prendono i dovuti e necessari provvedimenti. I provvedimenti… appunto. Ieri il presidente Berlusconi ha promesso la costruzione di “nuovi quartieri” per gli sfollati. Quali quartieri, però? Sepolta com’è dal cemento, Messina non ha più spazi liberi in cui costruire.

Ho attraversato a piedi alcune tra le zone colpite dal nubifragio: Giampilieri, Scaletta Zanclea, Briga Marina, Santa Margherita, Ponte Schiavo, frazioni che prima di questa tragedia pochi conoscevano e pochi sapevano essere minacciate da frane, smottamenti e mareggiate.
Eppure quella stessa montagna di Giampilieri Superiore, nel 2007 aveva mostrato i primi segni di cedimento. Già nel 2007, la stessa.

I finanziamenti per metterla in sicurezza non sono arrivati per un grave errore di valutazione dell’ area, la quale non veniva classificata come zona a rischio. A conferma di ciò il rapporto del PAI siciliano (Piano Assetto Idrogeologico): la zona di Giampilieri non era stata considerata a rischio idrogeologico perché il comune di Messina non l’aveva segnalata alla regione.

Tragedia annunciata perché questa città ha una storia di selvaggio sfruttamento del territorio: le case sono state costruite senza la dovuta distanza dai torrenti, in terreni sabbiosi geologicamente inidonei, instabili e soggetti a dissesto, ma la maggior parte delle case non sono più abusive, anzi quasi tutte sanate da precedenti condoni.
Tragedia che si poteva evitare con una più attenta e precisa valutazione dei rischi e della pericolosità di quelle zone.

Nella mia esperienza di poche ore nei luoghi colpiti dal nubifragio vengo assalito dai suoni delle sirene dei mezzi di soccorso. Mi fermo ad ascoltare le voci ed i racconti della gente e forse riesco a percepire qualcosa in più della tragedia che Messina sta vivendo in questo momento.
Incontro un ragazzo di circa 20 anni: non è del posto, non è un curioso e neanche un giornalista , ma si trova lì dalla mattina per scavare tra il fango e le macerie sperando di ritrovare vivo un suo amico. Non mi racconta altro, non gli chiedo altro, già mi basta per capire.

Mi fermo in un vicolo coperto da circa un metro e mezzo di fango e non trovo via d’uscita, vedo la gente spalare il fango davanti all’ingresso delle loro case, tanto fango. Più avanti un gruppo di ragazzi prova a tirare l’auto fuori dal fango ed io cerco di dargli una mano.
Non tutti i presenti sul posto, però, sono lì per prestare il loro aiuto: anche in questo dramma, purtroppo, non sono mancati gli sciacalli che hanno cercato di approfittare della tragedia.
Piove ancora ed è quasi buio. I soccorritori continuano a scavare e intanto vedo arrivare i primi pullman venuti per portare via da quell’incubo gli sfollati.

Rifletto sul fatto che la tragedia è circoscritta a delle piccole frazioni.
Tornando verso casa mi accorgo che già dopo qualche chilometro dai luoghi del disastro sembra tutto normale come se non fosse successo niente.
E se questo dramma rimanesse periferico e come tale venisse dimenticato?

Fortunatamente tantissimi cittadini stanno rispondendo con ogni forma di solidarietà e di aiuti concreti: centri di raccolta fondi e di beni di prima necessità, squadre di volontari nei centri di smistamento e presso gli alberghi cittadini per dare conforto agli sfollati.

Leggo le ultime notizie sui giornali: sale il bilancio delle vittime e con esso il dolore, la rabbia, l’amarezza. Manca all’appello ancora tanta gente. E intanto si continua a scavare.
Mi chiamano degli amici, vogliono organizzare squadre di spalatori nelle zone colpite dal nubifragio.
Quel fango è di tutti noi e tutti insieme lo dobbiamo spalare.

domenica 4 ottobre 2009

Disastro di Messina, non solo l'ora del dolore. Anche l'ora di pagare il conto

Mentre scrivo i morti sono 24. Tra qualche ora saranno di più. 
Tempo che finiremo per contare molti di più. 
Non è il momnto di fare polemiche, dicono. 
Peccato non siano i familiari delle vittime, i messinesi. 
Fossero loro a chiederle starei zitto. 
Ma a chiedere rispetto e silenzio sono alcuni politici. Non tutti per la verità. E per una volta anche tra chi appartiene alla parte politica che governa pare non abbia voglia di tacere.
Forse perché stavolta quell’odore di fango lo respirano anche loro.
Forse perché questa tragedia non è figlia di errori di una parte politica ma della politica nel suo intero.
L’ultimo piano regolatore è passato dalle mani del centrosinistra, allora era Providenti sindaco. E le scelte scellerate sono passate poi alla mani del centrodestra. Leonardi, Buzzanca 1, commissario 1, Genovese, Commissario 2, Buzzanca 2.
Le hanno tacitamente avallate tutti quelle scelte. 
A Giampilieri neppure un sacco edilizio. 
Solo la stupidità degli uomini che hanno pensato di costruire contro natura. Hanno avuto nei confronti della terra, degli alberi, dei fiumi, dei torrenti, la stessa sensibilità che può avere uno stupratore nei confronti di una indifesa vittima, la stessa logica di uno stupratore che vuole un figlio da un altro uomo. 
Non si fa; e comunque non è possibile.
Hanno sbagliato quegli uomini che hanno pensato di agirare le leggi costruendo abusivamente lì dove, come luogo comune vuole, una volta era tutta campagna.
I politici: compiacenti, incapaci di dire no temendo scendesse il consenso.
I temi per l’ambiente, a Messina, sono sempre stati considerati, se possibile, ancora più distanti che nel resto del Paese. In una città dove l’immondizia si getta nel primo angolo vuoto, dove la carta del gelato finisce sul marciapiede, è quasi naturale che inerti e elettrodomestici finiti vengano abbandonati sui torrenti. 
La natura presenta il conto. A tutti. 
E questa volta anche chi solitamente ha mostrato di possere un metro di pelo sullo stomaco, questa volta ha detto basta. 
Bertolaso e la Prestigiacomo, i due membri del Governo presenti sul luogo della tragedia, hanno fatto capire chiaramente che una popolazione in mano a dilettanti deve ora essere gestita da un commissario straordinario per l’emergenza, per ripristinare condizioni di sicurezza al territorio.
E’ la sconfitta di una certa politica, di quella rappresentata da Buzzanca e Ricevuto, perfetti simboli della poltica “compare, ci penso io”, delle cose piccole e visibili, dei favori fatti senza alcuna strategia d’insieme per la collettività. 
Buzzanca ha detto in Tv, come a difendersi, che è sindaco da 15 mesi. Omettendo che nel suo governo alla Provincia Regionale, durato quanto una dinastia, non c’è stata traccia di un piano di protezione civile degna di questo nome. Ricevuto ha perfino tradito il suo cognome, perché è come se non avesse captato alcun segnale. Eppure il prefetto Giosuè Marino, per paradosso ultimo vero amministratore dei grandi problemi della città, aveva lasciato un impianto di protezione civile perfettamente funzionante. Poi i politici profesionisti l’hanno ridotta a un sito internet che nel giorno della tragedia, riportando le previsioni meteo, mostrava un disco verde. Nessun problema dunque, “compare, ci penso io”.
La mancanza di un piano strategico per tutto parte dai cantieri del tram, cambiati in corso d’opera perché spesso non si erano accorti che con un cantiere aperto isolavano un intero quartiere. E ha proseguito. 
Certo, non è tutta colpa di chi c’è ora. Tranne per quei casi che rigurdano chi come Buzzanca e Ricevuto, c’è ora ma c’erano anche prima. Ricevuto perfino durante le porcate edilizie degli anni ’80, quando per il “compare ci penso” ci pensavano quelli della prima repubblica, personaggi capaci di sventrare la zona nord della città, di creare insediamenti abitativi senza aggiungere una sola strada, una caserma per i vigili del fuoco. 
Anche per certe facce, abituate a mentire su tutto, con assenza di vergogna consolidata, è difficile spiegare che molti villaggi come Molino, Briga, Giampilieri, non hanno neppure una strada per evacuare. In caso di pericolo, in caso di tragedia. Non scandalizza l’idea che chi ci crede continui a parlare di Ponte, scandalizza che pensi di poterlo realizzare con una classe politica locale di questo livello.
Genevese e Buzzanca, non a caso gli ultimi sindaci della città, sono stati gli unici a dichiare, con corpi ancora sotto il fango “non è tempo di polemiche”. 
E’ tempo di polemiche, quei corpi chiedono un giudizio. Una resa dei conti. Che rigurda solo in parte la magistratura e l’opinione pubblica. Dovrebbe essere prima di tutto una resa dei conti con la proprio coscienza. Ma davvero questi signori, nel giorno dei funerali delle vittimi di Giampilieri, riusciranno a gurdarsi allo specchio e dirsi “entra in Chiesa, tu non hai peccato”?
Se ne hanno una, di coscienza, c’è da pensare di no.
A meno che, con la superificialità e l’ignoranza di sempre, non ripetano la stessa menzogna dicendo a se stessi “compare ci penso io”. 
Per continuare a fottersene, pure dei morti

sabato 3 ottobre 2009

La strage di Messina, le immagini dell'alluvione.

Oggi passeggiavo per Roma. C’era il sole. Una giornata estiva, luminosa. Tutto apparentemente normale ma davanti ai miei occhi passavano le immagini buie che avevo visto in televisione. Non riuscivo a riconoscere la mia città: oggi Messina è semidistrutta.

Sui siti internet d’informazione vedo salire il numero dei morti come sale una febbre che non dà pace e ti fa bruciare.

Da lontano osservo, impotente, la mia città e mi sento spiritualmente vicina. Consapevole che questo non servirà a nulla. Che il passato non si può cambiare e che i morti resteranno vittime, non della natura, ma dell’incuria. I bollettini meteo, che prevedevano pericolo, erano stati diffusi dodici ore prima, ma chi di dovere non ha provveduto a dichiarare lo stato d’emergenza e far sfollare le zone a rischio. E così, la strage. 250 millimetri di acqua hanno distrutto, in 5 ore, un territorio fragile e abbandonato, dove le case sono costruite a ridosso delle montagne e vicino alle fiumare, e l’asfalto ha coperto torrenti non bonificati. Un territorio fragile come chi ha amministrato e abbandonato la città. Chi ha responsabilità deve pagare perché la colpa non è del temporale.

''Fin dal 1998 sulla provincia di Messina sono stati spesi per sistemazioni idrauliche e dissesto idrogeologico oltre 200 milioni di euro - ha fatto sapere ieri l’Assessorato Regionale al Territorio - di questi fondi, al Comune di Messina sono andati 15 milioni di euro. Inoltre, il Ministero dell'Ambiente, di concerto con l'Assessorato, ha destinato altri 9 milioni di euro a Messina e 2 milioni e 700 mila euro a Scaletta''. I politici che, negli ultimi dieci anni, hanno amministrato il Comune e la Provincia di Messina, dovranno spiegare alle famiglie delle vittime come questi soldi sono stati spesi, in quale capitolo del bilancio sono stati spostati per mancanza di progetti da finanziare.

Da ieri Messina ha più 21 morti sulla coscienza, ma forse saranno molti di più. Messina è la città delle eterne incompiute, dove tra anomalie e incongruenze, tutto è destinato a diventare un “Caso”. E c’è un nuovo caso: il “Caso Giampilieri, Molini, Scaletta, Briga ”, frazioni della città di Messina, che fino a ieri erano sconosciute o dimenticate, e che oggi si trovano improvvisamente al centro della cronaca nazionale per una irrimediabile strage.

lunedì 20 luglio 2009

I giorni della memoria

A volerli vedere da un certo punto di vista, tutti i giorni del nostro calendario messi in fila uno dietro l'altro, prendono la forma di un lungo percorso punteggiato di lapidi.
Solo in questa settimana, il 19 luglio ci fa pensare a via d'Amelio. Il giorno seguente, alle strade bollenti , all'aria soffocante di Genova e a quella strana, breve estate del 2001.
Ma cosa avevano in comune Paolo Borsellino e Carlo Giuliani? Poco o niente.Esattamente come Peppino Impastato ed Aldo Moro, vissuti praticamente in campi avversi o comunque indifferenti l'uno all'altro e accomunati tuttavia nella morte e nel ricordo , non solo per esigenze di cronologia ma soprattutto per il bisogno di dare corpo ad una religione civile fondata sul bisogno di condividere la speranza di poter costruire un mondo diverso da questo.
E'una storia che comincia all'alba del dicannovesimo secolo, con Ugo Foscolo e i suoi Sepolcri. Senza scomodare gli antichi culti intorno alle tombe degli eroi, è proprio con il romanticismo che sedimenta infatti l'idea -nata negli anni delle grandi rivoluzioni -di ritrovare le radici della convivenza civile e della speranza non in cielo o nelle liturgie rivolte alla dea ragione, ma nel coltivare la memoria collettiva, incarnata in concretissime figure umane.
L'Italia ( ma anche l'Europa) del ventunesimo secolo ha un grandissimo bisogno di punti di riferimento di questo genere: assomigliamo sempre più al paese descritto da Bradbury nell'indimenticabile Farenheit 451. E forse siamo già pure peggio:il lo smarrimento generato dall'ideologia del denaro e del successo individuale è usato da coloro i quali l'hanno generato -paradossalmente- per rafforzarsi ulteriormente. Ci costruiscono così quotidianamente attorno un bozzolo di certezze e di memorie drogate entro il quale moriamo lentamente soffocati quasi senza avvedercene.
Percorriamo allora il nostro labirinto e leggiamo tutte le iscrizioni che lo segnano, dalle più grandi alle più piccole, ci accorgeremo magari che ci faranno trovare la forza per sfondarne il tetto e respirare.

sabato 4 luglio 2009

FABRIZIO DE ANDRÉ CON GLI OCCHI E LA VOCE DI CRISTIANO DE ANDRÉ



Un tour estivo nelle più importanti città italiane “De Andrè Canta De André”.

Quello che di Fabrizio De André si è ascoltato, riletto con gli occhi di un compagno di viaggio unico. Quello che di Fabrizio De André non si sa, raccontato dal suo erede reale e morale. Cristiano De André, polistrumentista, compositore, cantautore, scava nelle pieghe del repertorio di Faber e parte per un tour che è un viaggio meraviglioso fra le canzoni che hanno consegnato alla storia della musica e della letteratura italiana il nome di De André. Sono passati 10 anni dalla scomparsa di Fabrizio De André. Una decade che invece di offuscare il valore culturale e popolare del suo lavoro, ci riconsegna il cantautore genovese in tutto il suo splendore. Cristiano non è solo un figlio d’arte. Diplomato al conservatorio, sale sul palco al fianco di suo padre Fabrizio nel 1980 a 18 anni, e non scende più, proseguendo con successo anche nella sua carriera solista. Un compagno di un’avventura dal vivo che rivive in questo nuovo viaggio musicale. Un’anteprima a Musicultura, il 28 giugno, manifestazione che da sempre ha uno stretto rapporto con Cristiano e Fabrizio stesso, tra i primi firmatari del Comitato Artistico di Garanzia nella scelta dei finalisti, e che ha visto Cristiano ospite fin dalle prime edizioni. Una data speciale alla Reggia di Venaria (Torino) per il Venaria Real Music il 30 di giugno con una serata tributo al grande Faber. Dopo l’esibizione della All Stars Italian Jazz Band (Stefano di Battista, Fabrizio Bosso, Rita Marcotulli), il concerto di Cristiano De Andrè. Il tour toccherà importanti e suggestive località italiane, da luglio a settembre (Roma il 29 luglio e Milano 14 settembre), per poi riprendere in autunno nei teatri. “De André canta De André” avrà un’anima rock ed una più acustica e intimista. Cristiano mostrerà tutta la sua abilità di musicista polistrumentista. Suona di tutto: dalla chitarra al bouzouki, dal violino al pianoforte e tastiere. Sarà accompagnato da quattro musicisti coordinati da Luciano Luisi, già arrangiatore di Zucchero e Ligabue. La regia dello spettacolo è curata da Pepi Morgia già regista di tutti gli spettacoli di Fabrizio. Il progetto è prodotto da Bruno Sconocchia e Michele Torpedine che ritornano a collaborare insieme dopo eventi storici come “Vanoni Paoli Insieme”, tour di Zucchero “Sugar” Fornaciari e Pooh. La tournèe è gestita dalla Ph.D., società che nasce 25 anni fa producendo proprio il tour legato all’album “Creuza de ma”, capolavoro di Fabrizio De André, continuando con i tour di “Le nuvole” (1991), “In teatro” (1993), “Anime Salve” (1997).

Questa la scaletta del concerto:


1. Mègu Megùn
2. ‘A cimma
3. Ho visto Nina volare
4. Don Raffaè
5. Cose che dimentico
6. Se ti tagliassero a pezzetti
7. Oceano
8. Smisurata preghiera
9. Verranno a chiederti del nostro amore
10. Medley: Andrea, La cattiva strada, Un giudice
11. Creuza de ma
12. Fiume Sand Creek
13. Tre madri
14. La canzone di Marinella
15. Quello che non ho
16. Amico fragile
17. Dietro la porta
18. Il pescatore
19. Zirichiltaggia
20. Amore che vieni amore che vai

giovedì 11 giugno 2009

Per ricordare Enrico Berlinguer.

Quell' 11 Giugno 1984 non ero ancora nato, nonostante questo, Enrico Berlinguer insieme a Ernesto Che Guevara rimane il personaggio politico più importante al quale tutt' oggi mi ispiro e mi emoziono quando la gente lo ricorda.
Mi sembra di aver vissuto e rivissuto spesso quel giorno della sua morte, immaginandolo attraverso i ricordi e i racconti dei compagni di partito, ma anche e soprattutto attraverso la musica ed i particolare una canzone di un gruppo molto amato dai giovani di sinistra, i Modena City Rambles.
Ed è infatti con la canzone dei Modena '' I funerali di berlinguer'' che oggi voglio ricordare il compagno Enrico.

lunedì 8 giugno 2009

TIRipasso dal Boccetta

Sulla Gazzetta del Sud, riguardo la riapertura dello svincolo di Viale Boccetta, si leggeva così: "...<non possiamo vietare con un'ordinanza lo sbarco dei tir alla rada S. Francesco. > Afferma Buzzanca. Eppure il Sindaco è anche commissario per l'emergenza viabilità e appare davvero curioso che tra tutti i "superpoteri", non ci sia quello di evitare il libero sbarco dei mezzi pesanti nel cuore della città...."

Se il viale Boccetta è chiuso al transito dei mezzi pesanti,in direzione mare-monte,
per quale motivo alcuni autotrasportatori non lo hanno ancora capito?

Alle ore più tarde,nonostante il divieto e la restrizione di carreggiata, sembra che nessuno sia capace di far rispettare le norme!

Il traffico dello svincolo è limitato per l'instabilità delle sue fondamenta.

In qualsiasi caso i mezzi pesanti non sono autorizzati al transito, per i divieti precedenti al sequestro del sottorampa.

Qualcuno dirà: "a me che importa?"

E chi ha posto i divieti che cosa dice?

Clicca per vedere i tir mentre passano dal Viale Boccetta




giovedì 4 giugno 2009

CHIUSURA DELLA CAMPAGNA ELETTORALE DEI GIOVANI A SOSTEGNO DI RITA BORSELLINO.

Dopo la straordinaria partecipazione di tanti ragazzi all’ incontro organizzato Giovedì 21 Maggio presso il Centro Servizi Guernica, Rita Borsellino sarà di nuovo a Messina e nuovamente tra i giovani per chiudere la campagna elettorale per le elezioni europee del 6/7 Giugno 2009.

Si svolgerà infatti Venerdì 5 Giugno, in Piazza Francesco Lo Sardo, a partire dalle 20:30, l’ ultima tappa del Tour ‘’Io sto con Rita’’, organizzata dal Rita Borsellino-Comitato di Messina.
Il programma ed il tour sono stati messi a punto da un gruppo di giovani provenienti dalla politica e dalla società civile per sostenere la candidatura di Rita Borsellino.

La manifestazione sarà presentata da Massimo Minutella e si esibiranno band emergenti locali e artisti affermati del calibro dei Tinturia e Totipoeta.
Ad aprire il concerto saranno i gruppi messinesi Kaloma e DoctorCom.

Nel corso della manifestazione Rita Borsellino salirà sul palco e parlerà del programma, scritto insieme a studenti e studentesse, che promuove la formazione e l’ occupazione dei giovani nell’ ambito di uno sviluppo economico sostenibile.
Interverrà inoltre la giovane candidata messinese del Partito Democratico Mariaflavia Timbro.

giovedì 28 maggio 2009

Berlusconi ha torto. Perchè mente.

Mi dispiace, caro Franzò, non la penso come lei.
Qualche settimana fa ero stata io a scrivere, nelle pagine di questo blog, che il caso Lario era solo gossip. Ho cambiato idea. Non è più gossip, forse non lo è mai stato. Il Primo Ministro italiano sembra abbia mentito. Ha mentito a Porta a Porta, trasmissione che ha scelto per andare a parlare della sua vita, ha mentito agli italiani, ha mentito ai giornali francesi.
E’ questa la notizia, anche se non è una novità.
Belpietro, durante Ballarò, ha attaccato Repubblica chiedendo come mai non ci fosse un’undicesima domanda. Come mai D’Avanzo non avesse chiesto se Berlusconi avesse fatto sesso con Noemi. Come ha detto Pannella, si dà per scontato che questo non sia accaduto. E anch’io do questo per scontato.
Pertanto considero legittime le domande del giornalista di Repubblica. Sono quelle che molti italiani si sono posti e che Vespa, quella sera, non ha fatto. Berlusconi aveva ricevuto quelle domande una settimana prima della pubblicazione. Il Premier però si era rifiutato di rispondere e così i giornalisti hanno fatto il loro mestiere. Sono andati a cercare. Probabilmente hanno cercato il modo per dimostrare una loro tesi. E ci sono riusciti. Hanno trovato un testimone che, come ha detto Ezio Mauro, non ha parlato male né della ragazza né del Primo Ministro. Ha raccontato la sua versione dei fatti che non corrisponde a quella raccontata da Berlusconi che a sua volta non corrisponde a quella raccontata dal papà di Noemi. Dalle indagini di Belpietro, “dipendente della Mondadori e non di Berlusconi”, è emerso che l'ex di Noemi, Gino, è stato condannato per rapina e dunque non sarebbe una fonte attendibile. Questo è quanto, il direttore di Panorama, ha rimproverato a Ezio Mauro, direttore del La Repubblica. Belpietro, in quanto dipendente di Mondadori e non di Berlusconi, potrebbe allora controllare anche il casellario giudiziario di Berlusconi, di Dell’Utri, di Bossi, di Maroni e poi rivelarci se questi personaggi, che governano l’Italia, sono fonti attendibili.
Caro Franzò, peccato non essere il paese del Watergate, peccato non essere più il Paese che costrinse Leone a dare le dimissioni. Peccato. Allora se un problema esiste, risiede nella nostra cultura. E’ triste accusare un giornale di far parte di un partito perché ha sposato una causa. Perché forse è meno dipendente di Mediaset e della Rai.
Lei è rimasto indignato davanti alla domanda del leader politico Franceschini: “fareste educare i vostri figli da Berlusconi?”. Ha ragione. Forse è stata pronunciata a sproposito. Nessuno può entrare nel merito dell’educazione che si impartisce ai propri figli. Non è con queste frasi che si fa opposizione seria e onesta. Ma indigniamoci anche per tanto altro. Sia benedetta l’indignazione.

Io, progressista, dico basta. Di Carmelo Franzò

Sapevo che ci sarebbero riusciti. Avvertivo da tempo il presentimento. Franceschini e “Repubblica” hanno disgustato anche me.

Lo hanno fatto praticamente all’unisono.

Come possa saltare in mente a un leader politico una frase come “fareste educare i vostri figli da Berlusconi?” rimarrà per me sempre un mistero. Perché ho sempre pensato che chiunque, soprattutto un politico, dovrebbe azionare il cervello ben prima di dichiarare.

Questa volta hanno ragione quelli del centrodestra. Se sei ormai accecato dall’odio non pensi più, segui un istinto che infine ti porta a essere infame e inconcludente. Una frase, quella di Franceschini, che crea disagio, a chi è padre, a chi è figlio, a chi vorrebbe politici che dibattono di politica.

Credo che Franceschini abbia perso la testa e credo che ancora una volta la responsabilità sia anche del quotidiano che più danni ha prodotto nello sviluppo di un progetto culturale della sinistra, “Repubblica”.

Da un decennio ormai il giornale più amato dalle persone libere da pregiudizi, moderne, in senso letterale progressiste, depositario delle migliori firme del giornalismo italiano e di illuminati scrittori di tutti i continenti, ha confuso il proprio ruolo. Ha ceduto alla politica facendone parte, non ha più registrato i fatti e innescato polemiche opinioni sugli stessi.

Mauro ha pensato di essere non solo il direttore di un giornale ma il timoniere di una parte politica del Paese. Con le sue battaglie, a volte certamente in buona fede, ha finito col condizionare i movimenti del partito della sinistra democratica italiana. Fino a mandarli a sbattere. E’ accaduto così anche a Franceschini, nonostante le sue origini democristiane.

Sulla vicenda Noemi il giornale di Mauro ha innescato una campagna tesa, sul modello americano, a discreditare Berlusconi, arrivando al limite dell’accusa di pedofilia. Una cosa bassa perché arrivare a questo senza averne le prove (da questo immagino la mancanza di un’accusa esplicita) è da deriva, da collasso, da implosione della stessa idea di dialettica comune. E il dolore è ancora più grande perché la firma in calce a ogni pezzo, da quello serio e rigoroso delle dieci domande, a quelli gossippari di interviste a fidanzato e zia di Noemi, è quella di un giornalista tra i migliori che l’Italia abbia mai avuto: Giuseppe D’Avanzo. Io non ho dieci domande, ma una sola per D’Avanzo: cosa lo ha spinto ad arrivare fino alla pubblicazione delle lettere di due fidanzatini, le loro foto, portarlo alla caccia di un parente che potesse sollevare appena un po’ i pruriti già eccessivi di una civiltà allo stremo?

“Repubblica” è diventato un giornale sbagliato. Non siamo più il Paese che costrinse Leone alle dimissioni, non siamo mai stati il Paese del Watergate. Quella su Noemi, montatura o meno, è una storia che non fa breccia nel senso che “Repubblica” vuole. Francamente appare innescata dall’odio cieco, quello stesso odio cieco che ha fatto pensare a Franceschini di poter essere lui il grande moralista che può salvare l’Italia dal decadimento dei costumi.

Ho sempre scelto liberamente per chi votare, e spesso ho votato a sinistra.

Ma se oggi la sinistra è Franceschini, se oggi “Repubblica” rappresenta la sinistra, allora io cambio area, cambio aria.
Carmelo Franzò

"Scosse" racconti dall'Abruzzo. 27 maggio 2009 Diario di Davide Comunale

“Segretaria stanca sviene sopra un protocollo”
Bhe, altro che sensazioni. Oggi ho da darvi proprio la mia stanchezza di metà settimana. E’ la mia sensazione e credo sia giusto volerla condividere con voi. Ogni giorno mi alzo con la convinzione che la mia squadra, i ragazzi con i quali divido la tenda al “civico” 17 della tendopoli ColleMaggio – L’Aquila, sia la migliore, l’unica a poter fare questo lavoro, estenuante quanto mai. Lavoro che è servizio, che è libera scelta. Noi non siamo dipendenti del Comune, non siamo lo staff del Dipartimento Protezione Civile. Non abbiamo sgargianti uniformi e divise catarifrangenti che ci segnalino per quello che siamo o per il grado che ricopriamo. Noi siamo venuti a L’Aquila chiamati la notte prima di partire, qualche ora prima se vogliamo essere sinceri; abbiamo messo quattro magliette dentro lo zaino che, come da tradizione, è sempre pronto e ci siamo guardati, un po’ assonnati, dire ECCOMI.
Poi tutto viene da se. Vengono i sorrisi e le risate, vengono gli scazzi tra di noi e i momenti di nervosismo, vengono gli sguardi perplessi per le richieste assurde del “capo ufficio” e la perplessità che si stampa nei nostri occhi nel dover eseguire procedure che a dir poco ci sembrano farraginose sotto il sole cocente del nostro ufficio, un’aula di un asilo nido di via Scarfoglia, che abbiamo invaso (credo si possa dire a buon diritto così). Noi che ci aggiriamo per i corridoietti e le stanzette che ancora portano i nomi dei bimbi appesi ai porta zaino del muro, che ci spostiamo tra il banchetto della “Funzione Sanità” e quello del “Protocollo”, che abbiamo imparato ad interfacciarci con le strutture di un potere che nell’emergenza Abruzzo ha dovuto monopolizzare e sostituire le strutture, prima traballanti ora diroccate, delle Amministrazioni varie, che sappiamo fare un protocollo in entrata per una richiesta di ghiaia da campo e sappiamo anche quando fermare tutto per ascoltare lo sfogo arrabbiato del cittadino che non riconosce più neanche il proprio prefisso telefonico – la Prot.Civ. ha posizionato linee d’emergenza e tutti i numeri sono nuovi, così le cose semplici vengono viste difficili e quelle obiettivamente difficili, diventano impossibili -, noi che a fine serata ci ritroviamo di fronte la tenda a parlare con gli Aquilani che hanno tutta la voglia di raccontare …
Noi ci stanchiamo! Perché è umano e naturale. E ci stanchiamo soprattutto di dover dare soluzioni apparenti a problemi che per poca informazione e cattiva trasmissione, diventano col tempo voragini, sembra proprio il caso di dirlo, fagocitano la gente e la intrappolano in strutture nate con l’idea di alleggerire e sopperire e cresciute tra la fierezza del carattere abruzzese e la genuina semplicità della gente.
Chiedetemi se questa esperienza mi sta arricchendo.. si! Sto scoprendo giorno dopo giorno che dalla paura di quella notte la gente è uscita e vuole reagire, anche se la casa che ha non ha riportato crepe tali da farla segnalare ma bastanti per farla demolire per poterne puntellare altre due vicine. Ed è bello poter dire che da dietro il banco di una scrivania, tra caldo e nervosismi vari, puoi anche svenire sul tuo Pc, resterai sempre utile allo stesso sistema che ti ci ha catapultato nel caos e che cerca in tutti i modi di restare con onore a galla, il più possibile.

"Scosse" racconti dall'Abruzzo. 26 maggio 2009 Diario di Davide Comunale

“tutte le gocce riempiono il mare, basta saperle vedere”
Messaggio breve stavolta…. Fatica tanta e tempo poco.
Stasera lo spazio sensazione è affidato ai commenti ed ai discorsi della gente che vive al mio campo.
Piccole emozioni… la chiesa basilica di Colle Maggio, che sto scoprendo piano piano nel mio restare alla tendopoli. La gente guarda la mattina la chiesa impalcata e vuota, con i calcinacci e le opere artistiche ed architettoniche tutte diroccate. Sfogliano, mentre fanno colazione, le riviste del turismo della provincia aquilana con le immagini di com’era e di com’è adesso.
Ed il tutto tra bagni chimici, tende campo con connessione internet, mense da campo e tenda cappellina con annesse le suorine che hanno saputo tener testa al Silvio nazionale durante la sua spettacolarizzata visita al campo.
Adesso saluto tutti e vado… domani sarà più lungo il mio diario.

"Scosse" racconti dall'Abruzzo. 25 maggio 2009 Diario di Davide Comunale

“Sul cappello sul cappello che noi portiamo…”
Terzo giorno di missione Aquila e terzo giorno di pratica di segreteria…Ormai sono la cosiddetta “perfetta segretaria” e la consapevolezza che molte pratiche importanti passano dalle mani mie e dell’altro capo che lavora con me alla segreteria e protocollo del COM ci fa sentire importanti.
Badate bene, non siamo nessuno e la gente dell’Aquila non ci ricorderà se non per la voce che ogni tanto risponde al telefono cercando di fornire le più disparate soluzioni a problemi per certi versi assurdi e per certi altri tanto scontati da far restar basiti. Le sensazioni di oggi rimandano, lo si capisce sin dal titolo, al lavoro grande e prezioso che tutti i volontari stanno facendo qui a L’Aquila. Potrei citare i ragazzi della CRI del mio campo Colle Maggio, a cui mi sento legato da un passato di più di 10 anni passato sotto le insegne della croce rossa, e finire ai ragazzi del Battaglione San Marco, acquartierati in una delle tendopoli più grandi sorta accanto il centro commerciale aquilano “Globo”. Ogni giorno leggo le loro richieste e cerco di capire che fine faranno le cinghie di trasmissione delle ventole, i chiodi e le assi che autorizzo, i kg infiniti di verdura e di carne che vengono autorizzati dal mio COM e che diventeranno il cibo di tanta popolazione, volontaria e non! Per questo oggi la mia attenzione si ferma su queste persone, sullo spirito teso ad aiutare con la voglia anche di mettersi in luce per come lo si fa. Capiamoci, non ho niente in contrario con chi si spende a fin di bene facendosi anche notare per come lo fa. Lo preferisco di gran lunga a chi si maschera dietro il perbenismo imperante del “io non avrei saputo come fare … vi stimo per quello che fate, ma io …”. Vi posso sembrare anche estremo ma davanti a momenti e occasioni come queste la nostra società avrebbe bisogno di maniche rimboccate, pazienza da vendere e della possibilità di mettere in campo anche la più piccola competenza. Un insegnante può fare doposcuola, un elettricista collaborare al montaggio dell’impianto elettrico di una campo, un trasportatore … bhè, qualcosa la troviamo anche per lui, statene pur certi!
Arrivi alla fine della giornata, stremato dal caldo del nostro ufficio, dalle richieste della gente e dei volontari, dal lavoro di scrivania, che pensi che tutto serva e tutto possa essere utile in occasioni come queste. Senza filtri, senza se e senza ma. E se tutto il sistema ha funzionato, se tutti i meccanismi della farraginosa macchina dei soccorsi si sono mossi più o meno all’unisono, alla fine della giornata ti puoi anche concedere il piacere di cantare con gli alpini volontari davanti alla brace dove i cittadini aquilani hanno deciso di offrirci la cena, a base di pecora arrosto, ovvio! Non sprecherò le mie ultime righe di diario a parlarvi del sapore e del piacere del vino e della carne, né della simpatica goliardia dei reparti militari e dei battaglioni che sono stati dislocati a questi campi. Vi dico solo che ho mangiato, bevuto, cantato e concluso la mia giornata parlando di educazione e società con le Penne Nere e lo scambio è stato veramente arricchente.,

mercoledì 27 maggio 2009

Quello di Lombardo è un bluff. Di Carmelo Franzò

Non tornerebbe mai al voto, mai lo farebbe contro il Pdl. Perché ne uscirebbe sconfitto.

In Sicilia Lombardo è presidente perché fu allora furbo a sfruttare i timori di Berlusconi, alla vigilia delle elezioni politiche i sondaggi non consegnavano al Pdl una maggioranza netta al Senato e così il Pdl si piegò al ricatto di Lombardo, lo votò alla Regione per poi avere il beneficio di qualche senatore in più.

Il voto delle politiche però portò al Popolo della Libertà, a dispetto dei sondaggi, una maggioranza rassicurante anche al Senato e fu allora che il Pdl cominciò a mal sopportare le iniziative di un Lombardo il cui motto, da sempre, è “comandare è fottere”.

Il catanese dagli occhi di ghiaccio ha nel coraggio il suo maggior talento. Lo ha sempre esercitato, a in modo anche spregiudicato. Spesso gli è andata bene, qualche volta no. Ma Lombardo è così. Ha strutturato un partito che ha un fascino nel nome, autonomia, ma che di autonomo ha solo il suo leader. Ha sempre avuto i modi del dittatore e basta riepilogare nomine e decisioni assunte per vedere che Lombardo, da sempre, gioca da solo. La crisi del governo siciliano è tutta nei modi del suo presidente. Che con sondaggi negativi in mano (l’Mpa è sotto il 4% e quindi non fa gioco nella partita per le europee) doveva spararla proprio grossa per cercare di recuperare a dieci giorni dall’appuntamento elettorale. Lo ha fatto, senza timore, come gli appartiene. e sfruttando una spaccatura interna al Pdl dove ormai ci sono due correnti in aspro conflitto, quella che fa capo al ministro Alfano e al presidente Schifani, e quella che ha come riferimento il sottosegretario Miccichè. Lombardo si è insinuato in questa battaglia e i primi risultati li ha ottenuti. In Italia, subito dopo Noemi, Lombardo è l’argomento. Gli consentirà tutto questo di superare il 4% e ottenere uno spazio nel parlamento europeo?

Difficile fare un pronostico.

Una certezza c’è. Lombardo ha mostrato una volta di più di non essere, come sostiene, un servitore delle istituzioni ma di utilizzare le istituzioni per il suo progetto. Che è quello di ottenere sempre maggiore potere. Per farsene cosa, per quali ricadute in favore del popolo siciliano, è tutto da chiarire. Quello delle accise, di una riforma della sanità scevra dalle becere spartizioni politiche, per l’autodeterminazione del popolo siciliano, sono balle colossali alle quali non crede più nessuno.

Di Carmelo Franzò

martedì 26 maggio 2009

Pinus Pinea

Nella mitologia greca la ninfa Piti, era amata da Pan dio delle greggi e da Borea dio del vento del Nord. Per essersi concessa a Pan il geloso Borea la fece precipitare da un'alta rupe. La terra impietosita trasformò il suo sfigurato corpo in pino i cui rami gemono quando sono sfiorati da Borea e si offrono gioiosi per fare corone in onore di Pan.


"A Messina, ricorderemo sempre e con rammaricato silenzio, i 15 Pinus Pinea ribelli che cercarono con tutte le loro radici una libertà da sempre impeditagli dall'asfalto e per sempre negatagli da chi ne decise la sfortunata decapitazione."

Clicca per vedere gli alberi decapitati
















lunedì 25 maggio 2009

"Scosse" racconti dall'Abruzzo. 24 maggio 2009 Diario di Davide Comunale

SILENZI ASSORDANTI

Secondo giorno e secondo invio di pensieri, sensazioni, emozioni e fatiche che vivo qui a L’Aquila.
Oggi è domenica e si respira l’aria strana della “festa”. Mi viene da ridere al pensiero della normalità di una mia domenica, aspettando i bambini scout o sperimentando la comodità del mio letto romano.
Ed invece il nostro risveglio è brusco e repentino perché la disponibilità dell’acqua calda per le docce è un lusso che ti puoi permettere solo se ti svegli presto. La vita della tendopoli è strana a volte: ieri vi accennavo alle “vie”che i bambini di Colle Maggio hanno assegnato agli spazi di sicurezza tra una tenda e l’altra… Via delle lettere – via Nintendo – via dei Leoni – via delle Farfalle. Fanno tenerezza e farebbero commuovere chiunque le leggesse, perché rimandano al senso di normalità a cui accennavo ieri. Ma tutto poi va in contrasto con quello che passa ogni giorno dai nostri tavoli di lavoro. Richieste di condizionatori per il caldo che comincia a diventare problematico, gestione delle donne partorienti, firma dei permessi di sgombero di interi edifici.
Ed il tutto rientra a pieno con la nuova sensazione che voglio regalarvi. Oggi nel mio “dopo-lavoro” quotidiano ho accettato l’invito del capo campo della tendopoli Stazione, l’esperimento-per altro riuscitissimo- di installare una tendopoli senza tende, utilizzando i vagoni ferroviari e i locali ancora agibili della vecchia struttura e sistemando gli sfollati al meglio delle possibilità.
Si entra così in un mondo speciale fatto di treni, vagoni e cuccette che si animano con le voci dei bambini che giocano a palla o sfecciano in bici, con i ragazzi che si sfidano ad improbabili tornei a calcio balilla, con anziani che prendono il caffè seduti davanti la tenda tv. E si capisce che qualcosa attorno è diverso. Allontanandosi dal campo di appena qualche centinaio di metri non si sente più nulla, nessun rumore, nessuna luce, nessun suono di vita. Il silenzio di interi palazzi è assordante nel contrasto che crea, genera quasi timore. Le crepe delle case attorno la stazione, la casa cantoniera completamente rasa al suolo dal terremoto prima e dalle ruspe dei VV.FF. poi è qualcosa che lascia senza fiato. Non sono un tecnico né un architetto e non so dirvi quanta dannata malta, o sabbia o calce ci doveva essere o mancava. Da persona comune, da studioso, da scout volontario a L’Aquila vi dico solo che fa rabbia, veder giù le macerie. Come fa rabbia dover rispondere alla studentessa aquilana che tra 2 mesi dovrebbe laurearsi che tra qualche giorno le tendopoli dove non risiede, perché dorme da amici, ma mangia non le daranno più questa possibilità.
La gente deve vivere e sopravvivere non è il migliore dei compromessi in attesa del G8, di cui si comincia sempre più fortemente a parlare almeno in termini di disposizioni alla sicurezza e di misure preventive. Sembra allora tutto ridicolo quello che faccio: sistemare la linea telefonica alla tendopoli colpita dal fulmine due giorni fa, riattivare le comunicazioni fax necessarie alla richiesta pasti di un campo intero, stoccare i pali di legno ed i rivetti per le docce al campo dove risiedo… se poi verranno stanziati milioni per l’organizzazione del grande evento, teso a garantire l’incolumità dei grandi della terra ed a far incazzare i piccoli dell’Aquila, quelli che convivono con i problemi di ogni giorno, quelli che tuttora continuano a fare domande come: “Quando mi certificano lo sgombero? – Dove posso andare per il certificato di abitabilità? – quando mi ridanno lavoro e casa?”.
Per fortuna ci sono le risate degli alpini, un po’ impettiti ma sempre disponibili, le battute dei VV.FF a cui stiamo dimostrando, noi piccoli e poco competenti quanto valga la semplicità.
Beh…sono stato troppo polemico…vado a girare gli arrosticini che sono sulla brace della nostra tendopoli…stasera cena abruzzese…

Saluti scossi….
Davide Comunale

domenica 24 maggio 2009

"Scosse" racconti dall'Abruzzo. 23 maggio 2009 Diario di Davide Comunale

Sono appena arrivato in macchina da Roma al COM dell’Aquila.
La prima cosa che accoglie un visitatore, potreste pensare che siano le case diroccate, il paesaggio desolato e popolato da sfollati. Ricredetevi. Vi accolgono le sigle, gli acronimi di cui ogni angolo della città è sparso. Il COM Centro .Operativo.Misto, la DICOMAC – Direzione di comando e controllo, e così via in una miriade di cartelli stradali dal colore rosso sgargiante che rimandano ad una condizione di “stabile” precarietà. Qui si sono preparati per conviverci con il terremoto e soprattutto con la macchina organizzativa che si è messa normalmente in moto.
Non voglio entrare sui particolari, non potrei né vorrei farlo. Il solo COM dove presto il mio servizio gestisce un terzo delle tendopoli abruzzesi nelle quali sono sistemati “momentaneamente” gli sfollati dell’Aquila e prov.
Preferisco parlarvi delle mie sensazioni…. Il lavoro di segreteria è talmente impegnativo che passiamo poco tempo a contatto con la gente, in tendopoli dove dormiamo con la mia squadra AGESCI; la nostra giornata, all’apparenza poco coinvolgente, si sviluppa nel passare e protocollare le singole richieste dei cittadini e dei volontari che popolano questa irreale nuova metropoli dell’aiuto. Perché, fatevi i conti anche voi, ogni tendopoli ospita all’incirca 500 persone, cittadini e volontari, e solo il COM 1 ne gestisce 39 di tendopoli, da quelle di Piazza d’Armi a quella di Colle Maggio, antistante la basilica dove sono dislocato io. E vi verrà facile adesso capire che le richieste sono le più disparate, dal gas alle forniture idrauliche che fanno funzionare le docce. Insomma dalle mie mani passano le autorizzazioni che poi fanno mangiare dormire giocare le persone che vivono tra le tende dei campi.
Ma è quando il lavoro d’ufficio finisce che cominci a capire dove sei finito. Prima, tutto è carta, computer, bolli e protocolli. E’ distanza dal problema, doverosa, ma sempre distanza.
Quando finisci il tuo servizio invece inizi a respirare un’aria diversa, quella precaria normalità di cui parlavo prima. Guardi viaggiando in macchina le case crepate, i muri pericolanti cinti dalle fasce di sostegno dei VV.FF., le tende che spuntano un po’ d’ovunque, i cartelli delle varie attività commerciali che ti avvisano che: “ADESSO SIAMO DI NUOVO APERTI”, le gru delle costruzioni vicino le chiese, gli scheletri lignei delle nuove case in ricostruzione. E percepisci la gente, che continua a vivere che vuole continuare, tenace e forte come Giulio e Matteo, due panettieri e pizzaioli di Pagliaia di Sassa che abbiamo incontrato ieri notte e che ci hanno invitato ad assistere al rito antico e sempre nuovo della panificazione. Giulio, “il Maestro”, mi ha detto che ha tenuto il forno aperto nel suo capannone anche quando tutto tremava e le macchine facevano fatica a stare ferme, “perché senza pane noi non viviamo”. Chiamatela suggestione, ma - ed ora biecamente utilizzo la pubblicità – “nel Mulino che vorrei”, ci vorrei persone così.
Adesso vi saluto e se volete scrivermi, indirizzate tutto a Davide Comunale, via Nintendo, tenda 17 Tendopoli Collemaggio- L’Aquila.
Davide Comunale

Messina e le Vie dell' Antimafia.

Nella giornata del 23 Maggio 2009, si è reso omaggio alla memoria di Giovanni Falcone e diversi cittadini messinesi hanno partecipato al corteo organizzato dall’ associazione Energia Messinese.
Il comitato ‘’Giovani e Messina’’ ha aderito all’ inziativa e ha voluto che si creasse inoltre un occasione importante per riflettere e per avanzare anche qualche proposta.
La cultura dell’ antimafia può nascere dal consolidarsi e tramandarsi nel tempo esperienze e valori che gli individui della comunità riconoscono comuni e condivisi.
Il ricordo e la memoria sono gli elementi fondamentali per far nascere e diffondere la cultura dell’ antimafia: i riti, le celebrazioni, gli eventi, l’ intolazione di vie, strade, piazze sono elementi fondanti per la costruzione di un identità e di una cultura dell’ antimafia.
Nella nostra città risultano poche e nella maggior parte dei casi prive di targhe commemorative, le vie intitolate a vittime di mafia e tantissime inoltre le strade e le vie prive di un nome.
Ancora in molti quartieri( come ad esempio il II, nella zona del villaggio C.E.P) le strade vengono denominate con nomi alfa numerici A/2, D/7, B/5, C/3… .
E’ proprio partendo da queste considerazioni che il Comitato ‘’Giovani e Messina’’ vuole fare appello agli amministratori:
- istituire targhe commemorative nelle poche vie esistenti intitolate a vittime di mafia.
- titolare nuove e strade e nuove vie a vittime di mafia partendo da quelle ancora denominate con nomi alfa numerici.
- lancia inoltre una proposta a tutti i cittadini di proporre i nomi di cittadini che si sono contraddistinti nella lotta alla mafia e di segnalarli al nostro comitato all’ indirizzo mail giovaniemessina@tiscali.it il quale avanzerà alla’ amministrazione le proposte pervenute.

Comitato ‘’Giovani e Messina’’
Ivan Mirko Stanislao Tornesi

sabato 23 maggio 2009

Europee: lotta Lombardo - PDL. A Messina paga Bernava

A Messina arriva un altro commissario. L’ennesimo. La politica regionale di Raffaele Lombardo infligge un nuovo schiaffo. Questa volta rivolto alla città dello Stretto e in particolare alla principale istituzione culturale della città: il Teatro Vittorio Emanuele.

Designato dal Sindaco per diventare commissario dell’Ente Teatro era stato Egidio Bernava così da dare un senso di continuità al lavoro che aveva intrapreso da Presidente. Lavoro che ha portato ottimi risultati come l’aumento degli abbonamenti, 70% per la musica e 30% per la prosa.

Ma l’amministrazione regionale ha ancora una volta ignorato gli accordi di partito e il buon senso. Alla logica ha prevalso l’istinto killer che sembra impossessarsi di Raffaele Lombardo nell’imminenza di ogni appuntamento elettorale. Toglie uomini che hanno servito le Istituzioni, gli Enti, senza neppure soffermarsi un attimo sugli esiti, sui risultati. Lui deve solo mettere fedelissimi, suoi e del suo governo. E la qualità delle persone diventa un dettaglio, l’autonomia da lui sbandierata viene riposta. Se ci sono elezioni a Messina dice che è Messina a doversi determinare. Ma se le elezioni sono, come in questo caso, europee, allora tutti fuori quelli che al telefono non rispondono signorsì.

Già Fabio D’Amore, dopo aver fatto una campagna elettorale da terzo polista e non essendo poi rientrato nelle logiche di alcun partito, è stato nominato da Lombardo commissario straordinario della Fiera. Un mese fa, 100 nomine nei consigli di amministrazione di dieci Iacp siciliani sono state annunciate. Due giorni fa, Vincenzo Mingoia, ingegnere e funzionario dell’assessorato regionale ai Beni Culturali, è stato nominato commissario dell’Ente Teatro.

Resta da chiedersi quali saranno le prossime mosse e soprattutto quale sarà il peso dell’amministrazione locale. Tutto questo fino ad ora è infatti avvenuto senza che gli esponenti più autorevoli del PDL messinese siano riusciti a fare da contrappeso alle scelte regionali.

mercoledì 20 maggio 2009

Il potere e l'intimidazione. Di Antonello Caporale

Alla fine di queste righe troverete un lancio dell’Ansa nel quale si dà conto della conferenza stampa congiunta dei sindaci di Messina e Reggio Calabria che annunciano la querela a me per aver intaccato l’onore e la dignità delle due città. Si suppone congruo il risarcimento danni stimato in mille euro per ciascun abitante dello Stretto.
Una risata dovrebbe seppellire una decisione di tal fatta. Ma prima di sorridere fermiamoci a valutare cosa c’è dentro questa notizia.
Urge un brevissimo riepilogo: in aprile sono ospite di Exit, e la trasmissione de La7, dedicata al terremoto nella sua funzione di fabbrica delle emergenze, si intrattiene per mio merito o colpa, alla costruzione del Ponte sullo Stretto. Penso che le condizioni urbane e civili delle due città sono così degradate che un ponte legherebbe due realtà in cui l’una esibisce nel centro ancora baracche e baraccati, fogne (metaforiche e non) e l’altra, nell’anno del Signore 2009, vede la ‘ndrangheta impossessarsi dei suoi fianchi, del suo corpo, della sua anima. Vede soldi che girano, appalti che partono. E vede che tutto, più o meno, resta tal quale: l’acqua nelle case ancora è un bene distribuito a qualcuno, non a tutti.
Dico, volendo riassumere: “due città cloaca”. Mi fanno rilevare gli amici messinesi di facebook che il tono del rilievo risulta particolarmente sgradevole. Replico spiegando, illustrando, definendo meglio il mio pensiero e scusandomi infine, com’è giusto, con coloro che hanno ritenuto offensive le mie parole.
Si può discuterne naturalmente, ed è quello che abbiamo fatto in due incontri a Messina. La mia opinione può risultare troppo cruda, e ci sta.
Ma il potere, per la prima volta, decide che è venuto il momento di fare un passo in più: bastonare. Basta con i giornalisti (suppongo comunisti) diffamatori di professione!
Ecco come la realtà si capovolge ed ecco come l’indignazione, quando muta il suo carattere, si trasforma in intimidazione.
La querela, nella sua tragica devianza, assume il valore di un ammonimento. Più che a me è diretta a tutti coloro che avranno una penna in mano e una testa sulle spalle.
Settecentomila euro mi dicono sia il conto salato per le mie parole.
Notizia è buffa e tragica al tempo stesso.
Se avrete voglia di leggere l’Ansa troverete modo per sorridere ma anche, e purtroppo, per assaporare il dolore dell’ultimo stadio, del perché e del per come lo sfinimento civile conceda al potere tale e tanta spudorata immunità. Non ricordo una conferenza stampa congiunta dei primi cittadini della Calabria e della Sicilia contro la mafia, la ‘ndrangheta, contro la politica imbelle, i soldi bruciati, le strade bucate, la speranza distrutta.
Non ricordo un alito di protesta. Nulla, niente, zero.
Non ricordo. Il problema è che noi non abbiamo nemmeno voglia di ricordare. Solo, e per un attimo, ci concediamo il sorriso del compatimento disperato per questo nostro buffo tempo e questo nostro un po’ tragico destino.
Antonello Caporale

(ANSA) REGGIO CALABRIA - Mille euro di risarcimento per ogni abitante delle città di Reggio Calabria e Messina. E' l'entità del risarcimento chiesto dalle amministrazioni comunali di Reggio Calabria e Messina per le affermazioni ritenute offensive di un giornalista nel corso di un dibattito televisivo.
I sindaci delle due città dirimpettaie, Giuseppe Scopelliti (Reggio) e Giuseppe Buzzanca (Messina) hanno illustrato stamani, a Reggio Calabria, le ragioni della querela nei confronti del giornalista Antonello Caporale e della richiesta di risarcimento danni nei confronti dell'emittente televisiva La7, per l'espressione usata da Caporale che ha definito "Reggio Calabria e Messina due cloache". I due primi cittadini hanno spiegato che, attivando gli uffici legali dei due enti, avvieranno una procedura comune per il risarcimento danni.
"Abbiamo il dovere - ha detto Scopelliti - di tutelare le nostre comunità da chi cerca di gettare fango su un territorio in evidente crescita. Siamo fortemente impegnati con il collega Buzzanca per costruire un futuro diverso per le nostre due nobilissime città ma evidentemente a qualcuno dà fastidio.
Saremo intransigenti perchè esigiamo rispetto per i nostri concittadini".
Il sindaco di Messina ha definito l'iniziativa "un gesto dovuto per le comunità delle due sponde. L'affermazione usata - ha aggiunto - è chiaramente lesiva dell'onorabilità di ciascun cittadino. C'è una evidente manovra che tende ad ostacolare il processo di sviluppo di due città in fase di conurbazione che, anche con la realizzazione del Ponte, diventeranno la grande realtà metropolitana pronta a svolgere un importante ruolo all'interno del Mediterraneo. Per questi motivi non consentiremo a nessuno di impedire o quantomeno frenare il cammino intrapreso dalle due città". (ANSA, 18 maggio 2009)

lunedì 18 maggio 2009

Imbavagliare internet

Questo non è allarmismo ma pura informazione: oltre ad essere il 23° paese come prezzo degli stipendi erogati ai lavoratori, l’Italia spinge per cadere più in basso anche nella classifica della libertà di stampa in cui già si trova al 40° posto dopo Cile, Benin e Namibia.
Il tema è più importante di quanto si pensi: la paura di un Obama Europeo eletto con le iniziative e le propagande dei blog terrorizza gli uomini al potere che di internet ne capiscono poco o niente. Già le prime azioni non ufficiali vengono svolte persino su You Tube: inspiegabilmente ogni giorno video riguardanti argomenti scottanti vengono eliminati e alcuni bloggatori free-lance si ritrovano il proprio canale bloccato. Visitando You Tomb è possibile attraverso una chiave di ricerca scoprire quanti video riguardanti l’argomento scelto, siano stati eliminati. Dopo il disegno di legge Levi-Prodi dell’ottobre 2007 e dopo la sua riformulazione del giugno 2008, la Casta ritorna all’attacco: unico obiettivo è instradarsi cautamente nel sistema giuridico italiano per giustificare possibili e probabili censure alle reti d’informazione del popolo del web.
Mentre tutti parlano del pacchetto di sicurezza e delle altre restrizioni ai limiti delle convenzioni stabilite a Ginevra, si modificano altri articoli di dubbio significato come l’art. 60 dell’emendamento D’Alia.
Il disegno di legge approvato a febbraio dal senato prevedeva un’ammenda ai trasgressori e addirittura imponeva l’oscuramento dell’intero sito in cui era presente l’istigazione; Ora con le opportune modifiche approvate alla camera il 14 maggio il testo è stato cambiato considerando l’autorità giudiziaria responsabile della rimozione e non più il Ministero dell’interno. Inoltre se dalla rimozione del dato illecito si dovesse violare l’accessibilità a contenuti estranei al procedimento, l’articolo prevede il non luogo a procedere.
Quindi se prima il malfattore che creava un gruppo su Facebook contestando una legge e invitando a disobbedire a quest’ultima pagava un ammenda e Facebook per intero veniva oscurato, ora secondo la modifica di Cassinelli saranno semplicemente Facebook e l’autorità giudiziaria ad occuparsi della rimozione del gruppo istigatore.
Ma non finisce tutto qua, come in Italia si legifera a proposito di Internet e della sua regolamentazione, anche al parlamento europeo le tematiche trattate per ora riguardano lo stesso argomento. Il cosiddetto pacchetto Telecom che prevedeva una serie di articoli potenzialmente lesivi per l’espressione dei blogger europei e per l’intero mondo di internet, è stato abrogato il 6 maggio ma solo in parte; La rielaborazione di tutto il pacchetto prevede nuovamente la possibilità da parte degli operatori di internet di decidere (senza un contraddittorio) quale materiale sia più valido consentendogli di veicolare l’informazione verso la linea che essi preferiscono.
Per maggiori informazioni visitate i seguenti link:

http://punto-informatico.it/2468674/PI/News/camera-manda-avanti-ddl-anti-blog.aspx
http://www.beppegrillo.it/2009/03/ucci_ucci_sento/index.html#comments
http://www.scambioetico.eu/index.php?topic=563.0
http://robertocassinelli.blogspot.com/2009_02_01_archive.html
http://www.byoblu.com/post/2009/04/23/YouTube-censura-Byoblu.aspx
http://www.youtube.com/user/azionepreventiva
http://youtomb.mit.edu/browse
http://translate.google.com/translate?hl=it&u=http%3A%2F%2Fwww.laquadrature.net%2Fwiki%2FTelecoms_package_directives_2nd_reading_by_name

domenica 17 maggio 2009

Il Popolo della libertà contro il Popolo dei barconi

E’ il tema dei migranti a infiammare la campagna elettorale. Come se l’unico vero e grande problema dell’Europa fossero gli immigrati che dall’Africa e dall’Oriente tentano di raggiungere le coste italiane.
Dice così Eugenio Scalfari oggi su La Repubblica: “Bisogna distrarre l’opinione pubblica da altri temi incombenti e non favorevoli al governo: la crisi economica, la distruzione crescente dei posti di lavoro, la perdita di competitività del sistema-Italia, il terremoto d’Abruzzo e i disagi che ne derivano e che sono ancora lontani dall’essere soddisfatti, la cicatrice tutt’altro che rimarginata della credibilità pubblico-privata del premier. Bisogna trovare un nemico esterno sul quale concentrare la rabbia della gente ed eccolo pronto, quel nemico: è il popolo dei barconi”.
Condivido l’analisi di Scalfari. Ma non voglio né parlare di priorità né di programmi politici che ancora non mi sono chiari. Vorrei invece valutare il rischio che corriamo. Non mi riferisco al rischio di avere stranieri per le piazze o per vie delle città. Il vero rischio è quello di diventare intolleranti. Questo tipo di campagna elettorale è una strategia, è uno spot propagandistico, che fa crescere la paura e che porterà a non saper più distinguere un delinquente da una persona che ha un reale bisogno di ospitalità. Così si arriverà a considerare tutte le persone straniere come soggetti pericolosi. E devono far riflettere le parole del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano che, negli ultimi giorni, ha parlato del “diffondersi di una retorica pubblica che non esita – anche in Italia – ad incorporare accenti di intolleranza o xenofobia”.
Mi stupisce ancora di più che si parli di mandare indietro le imbarcazioni, per la sicurezza del Paese, e non si discuta invece di istituire centri di accoglienza funzionanti o di ripristinare degnamente quelli che ci sono. E mi unisco all’appello del segretario del Pd, Franceschini, che domanda dove siano finiti i poliziotti e i controlli sulle strade.
E’ triste sapere che l’Italia abbia un Ministro della Difesa che ha definito “organizzazione disumana e criminale” l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. È triste quanto sapere che il Primo Ministro italiano abbia definito gli immigrati respinti: persone senza “arte né parte” ingaggiate dalla mafia, trasportate dalla mafia e da essa controllate. Con molta probabilità su quei barconi c’erano anche criminali ma il dovere dello Stato, secondo anche l’Unione Europea, è proprio questo: distinguere chi sta scappando dall’oppressione e chi invece viene in Italia per delinquere.
Io avrei preferito sapere che l’Italia fosse riuscita a salvare anche un solo uomo dall’oppressione piuttosto che ricevere la notizia che 500 stranieri sono stati rimandati nel loro paese in modo assolutamente indiscriminato.