Secondo giorno e secondo invio di pensieri, sensazioni, emozioni e fatiche che vivo qui a L’Aquila.
Oggi è domenica e si respira l’aria strana della “festa”. Mi viene da ridere al pensiero della normalità di una mia domenica, aspettando i bambini scout o sperimentando la comodità del mio letto romano.
Ed invece il nostro risveglio è brusco e repentino perché la disponibilità dell’acqua calda per le docce è un lusso che ti puoi permettere solo se ti svegli presto. La vita della tendopoli è strana a volte: ieri vi accennavo alle “vie”che i bambini di Colle Maggio hanno assegnato agli spazi di sicurezza tra una tenda e l’altra… Via delle lettere – via Nintendo – via dei Leoni – via delle Farfalle. Fanno tenerezza e farebbero commuovere chiunque le leggesse, perché rimandano al senso di normalità a cui accennavo ieri. Ma tutto poi va in contrasto con quello che passa ogni giorno dai nostri tavoli di lavoro. Richieste di condizionatori per il caldo che comincia a diventare problematico, gestione delle donne partorienti, firma dei permessi di sgombero di interi edifici.
Ed il tutto rientra a pieno con la nuova sensazione che voglio regalarvi. Oggi nel mio “dopo-lavoro” quotidiano ho accettato l’invito del capo campo della tendopoli Stazione, l’esperimento-per altro riuscitissimo- di installare una tendopoli senza tende, utilizzando i vagoni ferroviari e i locali ancora agibili della vecchia struttura e sistemando gli sfollati al meglio delle possibilità.
Si entra così in un mondo speciale fatto di treni, vagoni e cuccette che si animano con le voci dei bambini che giocano a palla o sfecciano in bici, con i ragazzi che si sfidano ad improbabili tornei a calcio balilla, con anziani che prendono il caffè seduti davanti la tenda tv. E si capisce che qualcosa attorno è diverso. Allontanandosi dal campo di appena qualche centinaio di metri non si sente più nulla, nessun rumore, nessuna luce, nessun suono di vita. Il silenzio di interi palazzi è assordante nel contrasto che crea, genera quasi timore. Le crepe delle case attorno la stazione, la casa cantoniera completamente rasa al suolo dal terremoto prima e dalle ruspe dei VV.FF. poi è qualcosa che lascia senza fiato. Non sono un tecnico né un architetto e non so dirvi quanta dannata malta, o sabbia o calce ci doveva essere o mancava. Da persona comune, da studioso, da scout volontario a L’Aquila vi dico solo che fa rabbia, veder giù le macerie. Come fa rabbia dover rispondere alla studentessa aquilana che tra 2 mesi dovrebbe laurearsi che tra qualche giorno le tendopoli dove non risiede, perché dorme da amici, ma mangia non le daranno più questa possibilità.
La gente deve vivere e sopravvivere non è il migliore dei compromessi in attesa del G8, di cui si comincia sempre più fortemente a parlare almeno in termini di disposizioni alla sicurezza e di misure preventive. Sembra allora tutto ridicolo quello che faccio: sistemare la linea telefonica alla tendopoli colpita dal fulmine due giorni fa, riattivare le comunicazioni fax necessarie alla richiesta pasti di un campo intero, stoccare i pali di legno ed i rivetti per le docce al campo dove risiedo… se poi verranno stanziati milioni per l’organizzazione del grande evento, teso a garantire l’incolumità dei grandi della terra ed a far incazzare i piccoli dell’Aquila, quelli che convivono con i problemi di ogni giorno, quelli che tuttora continuano a fare domande come: “Quando mi certificano lo sgombero? – Dove posso andare per il certificato di abitabilità? – quando mi ridanno lavoro e casa?”.
Per fortuna ci sono le risate degli alpini, un po’ impettiti ma sempre disponibili, le battute dei VV.FF a cui stiamo dimostrando, noi piccoli e poco competenti quanto valga la semplicità.
Beh…sono stato troppo polemico…vado a girare gli arrosticini che sono sulla brace della nostra tendopoli…stasera cena abruzzese…
Saluti scossi….
Davide Comunale
caro professor comunale complimenti vivissimi è un gran uomo le vogliamo bene 2 grandi sue alunne
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