“Segretaria stanca sviene sopra un protocollo”
Bhe, altro che sensazioni. Oggi ho da darvi proprio la mia stanchezza di metà settimana. E’ la mia sensazione e credo sia giusto volerla condividere con voi. Ogni giorno mi alzo con la convinzione che la mia squadra, i ragazzi con i quali divido la tenda al “civico” 17 della tendopoli ColleMaggio – L’Aquila, sia la migliore, l’unica a poter fare questo lavoro, estenuante quanto mai. Lavoro che è servizio, che è libera scelta. Noi non siamo dipendenti del Comune, non siamo lo staff del Dipartimento Protezione Civile. Non abbiamo sgargianti uniformi e divise catarifrangenti che ci segnalino per quello che siamo o per il grado che ricopriamo. Noi siamo venuti a L’Aquila chiamati la notte prima di partire, qualche ora prima se vogliamo essere sinceri; abbiamo messo quattro magliette dentro lo zaino che, come da tradizione, è sempre pronto e ci siamo guardati, un po’ assonnati, dire ECCOMI.
Poi tutto viene da se. Vengono i sorrisi e le risate, vengono gli scazzi tra di noi e i momenti di nervosismo, vengono gli sguardi perplessi per le richieste assurde del “capo ufficio” e la perplessità che si stampa nei nostri occhi nel dover eseguire procedure che a dir poco ci sembrano farraginose sotto il sole cocente del nostro ufficio, un’aula di un asilo nido di via Scarfoglia, che abbiamo invaso (credo si possa dire a buon diritto così). Noi che ci aggiriamo per i corridoietti e le stanzette che ancora portano i nomi dei bimbi appesi ai porta zaino del muro, che ci spostiamo tra il banchetto della “Funzione Sanità” e quello del “Protocollo”, che abbiamo imparato ad interfacciarci con le strutture di un potere che nell’emergenza Abruzzo ha dovuto monopolizzare e sostituire le strutture, prima traballanti ora diroccate, delle Amministrazioni varie, che sappiamo fare un protocollo in entrata per una richiesta di ghiaia da campo e sappiamo anche quando fermare tutto per ascoltare lo sfogo arrabbiato del cittadino che non riconosce più neanche il proprio prefisso telefonico – la Prot.Civ. ha posizionato linee d’emergenza e tutti i numeri sono nuovi, così le cose semplici vengono viste difficili e quelle obiettivamente difficili, diventano impossibili -, noi che a fine serata ci ritroviamo di fronte la tenda a parlare con gli Aquilani che hanno tutta la voglia di raccontare …
Noi ci stanchiamo! Perché è umano e naturale. E ci stanchiamo soprattutto di dover dare soluzioni apparenti a problemi che per poca informazione e cattiva trasmissione, diventano col tempo voragini, sembra proprio il caso di dirlo, fagocitano la gente e la intrappolano in strutture nate con l’idea di alleggerire e sopperire e cresciute tra la fierezza del carattere abruzzese e la genuina semplicità della gente.
Chiedetemi se questa esperienza mi sta arricchendo.. si! Sto scoprendo giorno dopo giorno che dalla paura di quella notte la gente è uscita e vuole reagire, anche se la casa che ha non ha riportato crepe tali da farla segnalare ma bastanti per farla demolire per poterne puntellare altre due vicine. Ed è bello poter dire che da dietro il banco di una scrivania, tra caldo e nervosismi vari, puoi anche svenire sul tuo Pc, resterai sempre utile allo stesso sistema che ti ci ha catapultato nel caos e che cerca in tutti i modi di restare con onore a galla, il più possibile.
giovedì 28 maggio 2009
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