L'immagine sbiadita di una città sbiadita dove, malgrado tutto, c'è ancora chi lotta per essere un'anima viva.

sabato 3 ottobre 2009

La strage di Messina, le immagini dell'alluvione.

Oggi passeggiavo per Roma. C’era il sole. Una giornata estiva, luminosa. Tutto apparentemente normale ma davanti ai miei occhi passavano le immagini buie che avevo visto in televisione. Non riuscivo a riconoscere la mia città: oggi Messina è semidistrutta.

Sui siti internet d’informazione vedo salire il numero dei morti come sale una febbre che non dà pace e ti fa bruciare.

Da lontano osservo, impotente, la mia città e mi sento spiritualmente vicina. Consapevole che questo non servirà a nulla. Che il passato non si può cambiare e che i morti resteranno vittime, non della natura, ma dell’incuria. I bollettini meteo, che prevedevano pericolo, erano stati diffusi dodici ore prima, ma chi di dovere non ha provveduto a dichiarare lo stato d’emergenza e far sfollare le zone a rischio. E così, la strage. 250 millimetri di acqua hanno distrutto, in 5 ore, un territorio fragile e abbandonato, dove le case sono costruite a ridosso delle montagne e vicino alle fiumare, e l’asfalto ha coperto torrenti non bonificati. Un territorio fragile come chi ha amministrato e abbandonato la città. Chi ha responsabilità deve pagare perché la colpa non è del temporale.

''Fin dal 1998 sulla provincia di Messina sono stati spesi per sistemazioni idrauliche e dissesto idrogeologico oltre 200 milioni di euro - ha fatto sapere ieri l’Assessorato Regionale al Territorio - di questi fondi, al Comune di Messina sono andati 15 milioni di euro. Inoltre, il Ministero dell'Ambiente, di concerto con l'Assessorato, ha destinato altri 9 milioni di euro a Messina e 2 milioni e 700 mila euro a Scaletta''. I politici che, negli ultimi dieci anni, hanno amministrato il Comune e la Provincia di Messina, dovranno spiegare alle famiglie delle vittime come questi soldi sono stati spesi, in quale capitolo del bilancio sono stati spostati per mancanza di progetti da finanziare.

Da ieri Messina ha più 21 morti sulla coscienza, ma forse saranno molti di più. Messina è la città delle eterne incompiute, dove tra anomalie e incongruenze, tutto è destinato a diventare un “Caso”. E c’è un nuovo caso: il “Caso Giampilieri, Molini, Scaletta, Briga ”, frazioni della città di Messina, che fino a ieri erano sconosciute o dimenticate, e che oggi si trovano improvvisamente al centro della cronaca nazionale per una irrimediabile strage.

1 commento:

  1. Lontana da casa ma vicina con il cuore alla mia città.Mi auguro solo che stavolta non cada tutto nel lago del dimenticatoio. Noi messinesi dobbiamo cominciare a rivendiacare i nostri diritti perchè quando l'Italia dimenticherà noi piangeremo ancora le nostre vittime.

    Da chi ama la propria città!

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