L'immagine sbiadita di una città sbiadita dove, malgrado tutto, c'è ancora chi lotta per essere un'anima viva.

martedì 12 maggio 2009

La posta in gioco è alta... Di Tonino Cafeo

Sono le dieci del mattino quando Nichi Vendola arriva a Messina per una mattinata di campagna elettorale. Ad attenderlo, nel piazzale della stazione marittima, non ci sono solo i militanti della nuova formazione Sinistra e Libertà. Proprio davanti alla targa che ricorda le vittime del lavoro sul mare-i quattro del mezzo veloce Segesta jet più un marinaio rimasto intrappolato anni fa in una porta stagna del traghetto Villa- due anziani uomini di mare aspettano anche loro di poter stringere la mano al presidente della "rivoluzione gentile" pugliese.Uno è il padre di Marcello Sposito, il motorista del Segesta. " Mi vergogno di non essere emigrato cinquant'anni fa- si sfoga- e di essere rimasto in un paese che fa prima ad erigere monumenti ai caduti, piuttosto che a chiudere inchieste". Così l'altra faccia del Verminaio, la città dolente delle troppe fughe per la sopravvivenza, della desertificazione produttiva, delle troppe solitudini e disillusioni comincia a raccontarsi al leader della nuova sinistra. Uno dei pochi uomini politici in grado di suscitare ancora speranze di cambiamento in un popolo che si sente smarrito e privato del proprio futuro ma che vorrebbe ancora provarci.Come la gente del campo Rom, che accoglie Nichi Vendola col sorriso dei suoi tanti bambini, smagliante malgrado le condizioni subumane in cui sono costretti a vivere, fra una fogna a cielo aperto e i ruderi del vecchio inceneritore comunale.La narrazione della Messina che non vuole arrendersi prosegue nel salone delle bandiere del Municipio, gremito nonostante sia un lunedì mattina.Prima di Nichi intervengono Renato Accorinti, storico pacifista e ambientalista-che ricorda come la politica - quando è altro dagli affari e dagli interessi di pochi-possa e debba essere l'attività più nobile destinata agli esseri umani, Emanuela Giuffrè-precaria dell'Università di Messina-con una precisa denuncia dello stato di abbandono del sistema formativo pubblico e Maurizio Rella, l'architetto con la passione per la buona politica che Sinistra e libertà ha individuato come candidato locale alle Europee.La posta in gioco di queste elezioni è alta: si tratta di ricostruire una sinistra che la sconfitta dello scorso anno ha letteralmente spiantato dalla società. Farlo a Messina -da sempre città tentata dall'apatia e dal qualunquismo-potrebbe sembrare una missione impossibile. Nichi,però, non si sottrae alla sfida."Mi avete regalato un ora di bellezza nell'angolo più buio della città" esordisce alludendo alla visita al campo Rom. Perchè nell'idea di politica che lui incarna, riconoscere e difendere la bellezza è la prima cosa, anche se ciò non può che avvenire non distogliendo lo sguardo dalle brutture e dalle vergogne che "non fanno dormire la notte". Vendola le elenca puntualmente: ed ecco L'università, gli affari, i silenzi della stampa, i morti che hanno avuto giustizia -come Graziella Campagna- e quelli che ancora attendono. Da Adolfo Parmaliana a Matteo Bottari.Ce n'è ovviamente anche per il ponte, quello che unisce due cosche e non due coste: "Amo la modernità – afferma – non ce l’ho con i ponti in generale. E’ quello dello Stretto che io credo non si farà mai. Non vedremo mai il Ponte ma l’impatto devastante sulle coste sì». E parlando di Ponte Vendola cita l’Abruzzo e la Impregilo, la società che dovrebbe costruire la grande opera e che a L’Aquila ha realizzato gli ultimi lavori sull’ospedale poi sbriciolatosi sotto gli effetti del terremoto.Non manca un riferimento al presidente del consiglio,ma non per unirsi all'esercito di chi rovista nel sottoscala della vita privata del Cavaliere. Nichi Vendola è molto più preoccupato delle sue recenti affermazioni ostili alla società multietnica che in Italia-osserva il presidente pugliese-in fondo c'è sempre stata. " alle comunità pugliesi e calabresi che parlano il greco antico-scherza- che facciamo? Gli facciamo la multa?Per affrontare tutto ciò però-ed è questo infine il messaggio che Nichi Vendola sta testimoniando in tutto il paese- occorre una sinistra rinnovata, che non soffra di nostalgia e di torcicollo. La sinistra vecchia, per tante ragioni, non ce l'ha fatta ed ha lasciato sulle proprie macerie una diffidenza spesso giustificata. Ce la farà quella nuova? Al tempo della semina nessuno sa se la gelata si porterà via i frutti oppure no, però- intanto si semina e si cura il terreno, nella speranza di potere prima o poi godere dei germogli.
Tonino Cafeo

Nessun commento:

Posta un commento