L'immagine sbiadita di una città sbiadita dove, malgrado tutto, c'è ancora chi lotta per essere un'anima viva.

giovedì 28 maggio 2009

"Scosse" racconti dall'Abruzzo. 27 maggio 2009 Diario di Davide Comunale

“Segretaria stanca sviene sopra un protocollo”
Bhe, altro che sensazioni. Oggi ho da darvi proprio la mia stanchezza di metà settimana. E’ la mia sensazione e credo sia giusto volerla condividere con voi. Ogni giorno mi alzo con la convinzione che la mia squadra, i ragazzi con i quali divido la tenda al “civico” 17 della tendopoli ColleMaggio – L’Aquila, sia la migliore, l’unica a poter fare questo lavoro, estenuante quanto mai. Lavoro che è servizio, che è libera scelta. Noi non siamo dipendenti del Comune, non siamo lo staff del Dipartimento Protezione Civile. Non abbiamo sgargianti uniformi e divise catarifrangenti che ci segnalino per quello che siamo o per il grado che ricopriamo. Noi siamo venuti a L’Aquila chiamati la notte prima di partire, qualche ora prima se vogliamo essere sinceri; abbiamo messo quattro magliette dentro lo zaino che, come da tradizione, è sempre pronto e ci siamo guardati, un po’ assonnati, dire ECCOMI.
Poi tutto viene da se. Vengono i sorrisi e le risate, vengono gli scazzi tra di noi e i momenti di nervosismo, vengono gli sguardi perplessi per le richieste assurde del “capo ufficio” e la perplessità che si stampa nei nostri occhi nel dover eseguire procedure che a dir poco ci sembrano farraginose sotto il sole cocente del nostro ufficio, un’aula di un asilo nido di via Scarfoglia, che abbiamo invaso (credo si possa dire a buon diritto così). Noi che ci aggiriamo per i corridoietti e le stanzette che ancora portano i nomi dei bimbi appesi ai porta zaino del muro, che ci spostiamo tra il banchetto della “Funzione Sanità” e quello del “Protocollo”, che abbiamo imparato ad interfacciarci con le strutture di un potere che nell’emergenza Abruzzo ha dovuto monopolizzare e sostituire le strutture, prima traballanti ora diroccate, delle Amministrazioni varie, che sappiamo fare un protocollo in entrata per una richiesta di ghiaia da campo e sappiamo anche quando fermare tutto per ascoltare lo sfogo arrabbiato del cittadino che non riconosce più neanche il proprio prefisso telefonico – la Prot.Civ. ha posizionato linee d’emergenza e tutti i numeri sono nuovi, così le cose semplici vengono viste difficili e quelle obiettivamente difficili, diventano impossibili -, noi che a fine serata ci ritroviamo di fronte la tenda a parlare con gli Aquilani che hanno tutta la voglia di raccontare …
Noi ci stanchiamo! Perché è umano e naturale. E ci stanchiamo soprattutto di dover dare soluzioni apparenti a problemi che per poca informazione e cattiva trasmissione, diventano col tempo voragini, sembra proprio il caso di dirlo, fagocitano la gente e la intrappolano in strutture nate con l’idea di alleggerire e sopperire e cresciute tra la fierezza del carattere abruzzese e la genuina semplicità della gente.
Chiedetemi se questa esperienza mi sta arricchendo.. si! Sto scoprendo giorno dopo giorno che dalla paura di quella notte la gente è uscita e vuole reagire, anche se la casa che ha non ha riportato crepe tali da farla segnalare ma bastanti per farla demolire per poterne puntellare altre due vicine. Ed è bello poter dire che da dietro il banco di una scrivania, tra caldo e nervosismi vari, puoi anche svenire sul tuo Pc, resterai sempre utile allo stesso sistema che ti ci ha catapultato nel caos e che cerca in tutti i modi di restare con onore a galla, il più possibile.

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